Al termine della stagione
1956/1957, il consiglio direttivo dell'Unione Sportiva Lauretana
ribadisce il principio generale di puntare sulle forze giovanili
locali e sulla loro valorizzazione tecnica per realizzare i programmi
di crescita della società.
Tra i “nuovi”, che
per la prima volta entrano in società, spicca la figura di un
giovane toscano, appena approdato a Guidonia da Firenze: è il dottor
Tullio Sensi, responsabile del reparto chimico della “Unicem”.
Alle naturali prerogative
di arguzia e fantasia, proprie della gente di Toscana, il dottor
Sensi unisce una vasta preparazione culturale, requisiti
organizzativi non comuni ed inoltre un profondo amore per lo sport.
Ed è proprio attraverso
il filo diretto che unisce ogni sportivo con il nostro nuovo amico si
inserisce, con molta facilità e piena soddisfazione, nella giovane
comunità di Guidonia che, a sua volta, lo accoglie con stima e
simpatia avendone intuite tutte le qualità.
Il suo contributo
nell'ambito del Direttivo si rivela subito prezioso perché condivide
senza riserve l'impostazione programmatica della società.
Esprimerà il meglio
nelle stagioni successive, quando sarà chiamato ad assumere la
presidenza della società.
Queste stagioni fanno
registrare un comportamento molto lusinghiero della prima squadra che
milita nel campionato di Prima Divisione. Ottimi piazzamenti in
classifica, esibizioni domenicali sempre notevoli e soddisfazioni di
particolare intensità mentre prosegue senza soste la promozione dei
ragazzi delle giovanili nella formazione maggiore.
In questo quadro va
inserito un episodio particolarmente bello che sarà un gradito
ricordo per coloro che ne furono protagonisti. La Lauretana, per
l'occasione attentemente preparata dal signor Bruno, si accingeva ad
affrontare una trasferta a dir poco proibitiva nella tana dell'Omi (Ottica Meccanica Italiana),
emergente società aziendale romana ricca di mezzi e di fresco
prestigio. Il suo biglietto da visita era impressionante: 6 partite
disputate e 6 vittorie con 12 punti, 15 reti realizzate e nessuna
subita. Era quindi il momento giusto per tirare fuori l'orgoglio e lo
spirito di sacrificio della squadra.
L'Omi iniziò la gara con
grande sicurezza ed aggressività, convinta di fare un solo boccone
dei malcapitati ragazzi di Guidonia. Questi, però, non essendo
disposti a fare la parte della vittima predestinata, non solo si
difendevano con ordine e con calma ma contrattaccavano
pericolosamente ogni qualvolta ne avevano l'opportunità,
specialmente con il velocissimo Ferruccio e con il solito Mancini.
Stava per terminare a reti bianche il primo tempo quando un rapido
contropiede vide Di Virgilio lanciato da solo verso la porta difesa
da Cavalieri, imbattuto estremo difensore dell'Omi, costringendo il
difensore a commettere fallo per il calcio di rigore inevitabile. Il
capitano Michele Foglia, però, concluse a lato.
Un simile errore avrebbe
potuto provocare il crollo morale della squadra ed invece sortì
l'effetto contrario. Al rientro in campo, dopo l'intervallo, per
alcuni minuti, fu il Guidonia a menare la danza. Intorno al quarto
d'ora della ripresa, finalmente, l'incantesimo fu rotto. A chi poteva
toccare un simile privilegio se non al più tecnico, al più geniale,
al più accanito dei giocatori in campo? A Michelino Mancini,
naturalmente! Uno slalom tra diversi giocatori avversari, uno sguardo
al portiere in uscita e quindi un calibrato “pallonetto” in rete.
Tutto molto bello.
Frenetica e veemente fu
la reazione della squadra di casa che, a pochi minuti dalla fine,
riuscì a portarsi in parità in seguito ad un'azione in mischia.
La cosa più gradita fu
l'applauso del pubblico, molto numeroso, in occasione del gol di
Mancini. Al termine della partita il riconoscimento di giocatori e
dirigenti dell'Omi i quali, seppur dispiaciuti per la perduta
imbattibilità del loro portiere, si complimentarono con i giocatori
guidoniani.
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La squadra della Lauretana di Guidonia nel 1957/1958 |
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